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Roberto Pappalettere

Roberto Pappalettere, flautista, ha compiuto i suoi studi musicali presso il Conservatorio Cherubini di Firenze dove si è diplomato nel 1973. Si è perfezionato con Severino Gazzelloni presso l’Accademia Chigiana di Siena ottenendo borse di studio e Diploma d’Onore dell’Accademia, e con Gustav Scheck a Freiburg in Breisgau. Ha studiato composizione con Gaetano Giani Luporini.
È stato anche titolare della classe di flauto nel Conservatorio di La Spezia. Tiene concerti in Italia e all’estero in varie formazioni da camera e come solista con orchestra. Ha inciso per l’etichetta Videoradio. 
Nel 2004, insieme a tre colleghi, ha dato vita al Quartetto Modus (flauto e trio d’archi) che si dedica, oltre che al repertorio originale per questo organico, anche all’esecuzione di quartetti originalmente scritti per soli archi, riprendendo così una consuetudine in uso fino ai primi decenni dell’800 e testimoniata da diverse edizioni storiche. Il complesso ha pubblicato recentemente, per la casa discografica Stradivarius, un cd con tre quartetti op. 76 di Haydn, secondo una edizione Simrok dei primi anni del 1800. Il disco è stato recensito fra l’altro nella rubrica Primo movimento su Radio3 e sull’importante rivista tedesca Tibia. 
A completare l’opera è in uscita un altro cd, anche questo con l’etichetta Stradivarius. Il quartetto è attivo in Italia e all’estero ed è stato apprezzato dalla critica.

Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung:

II fatto che fino all’800 fosse usuale sostituire nei quartetti per archi il primo violino con un flauto è dimostrato in modo esemplare dai quartetti di Haydn in re min. e Do magg. Op. 76, 2 e 3….Nel Goethe-Haus il Quartetto Modus… ha dimostrato, con un’interpretazione musicale dalle sonorità equilibrate, fine e dal tocco leggero delle due opere, che la trascrizione può non solo non perdere nulla bensì guadagnarci. 

Dalla rivista Tibia:

Il quartetto Modus ha preso questa edizione Simrok, una versione che inevitabilmente adattava la parte del primo violino alla realtà del flauto di quell’epoca (ca. 1800!), senza tuttavia perdere la sostanza. Pappalettere prende questa riduzione e fa un percorso inverso, fino a dove il flauto moderno lo consente, assumendo il ruolo di primo violino con un virtuosismo che merita tutto il rispetto e che richiede di non temere il confronto con i colleghi archi (movimenti finali!)